La sparatoria di Macerata e quell’equilibrio che si e’ incrinato
Le vicende di questi giorni non appartengono alla nostra cultura, alla nostra storia e al nostro modo di vivere.
(Giunta della Regione Marche)
Il popolo maceratese e, per estensione, marchigiano, è un popolo ospitale, buono e generoso. Sfido chiunque a trovare un solo immigrato ospitato in tutto il nostro territorio che possa affermare, con cognizione di causa, che da noi non si è trovato bene o che non è stato accolto in maniera civile. Al contrario, li abbiamo accolti, ospitati, offerto loro sostegno, vitto, alloggio, aiuti, supporto e soccorso attraverso le istituzioni, le associazioni e le organizzazioni caritatevoli religiose, spesso anche oltre il lecito e il dovuto e con tutte le buone intenzioni. Eventuali vuoti o mancanze, verificatesi durante e dopo il periodo di accoglienza, non sono certamente da implicare ai marchigiani quando alle leggi e alle normative statali inadeguate e inadempienti.
E così nel corso degli ultimissimi anni abbiamo visto le nostre terre, i nostri borghi, le nostre città, le nostre campagne, popolarsi di persone straniere, africani, arabi, indiani e così via. Abbiamo seguito sui giornali locali l’escalation e il dilagare di reati che alcuni di questi ospiti hanno portato nei nostri luoghi, fino all’apice toccato con il vilipendio efferato e inaccettabile sul corpo di Pamela, la povera ragazza romana. Abbiamo visto e sopportato le risse tra bande, le rapine in luoghi che un tempo erano sicuri e pacifici, lo spaccio di droga, i bivacchi nei giardini e nei sottopassi, reazioni inconsulte come spezzare a morsi i diti ad un controllore e così via (sono solo esempi), insomma abbiamo visto le nostre città trasformate in angoli di mondo che non ci rappresentano. Abbiamo visto e sopportato l’accattonaggio organizzato, nelle chiese, nelle strade, nei parcheggi, in ogni luogo pubblico, da parte di queste persone, spesso anche moleste e maleducate. Abbiamo visto e sopportato cose come queste che qui nessuno aveva mai visto e ricordato a memoria d’uomo. E anche se non tutti gli ospiti si sono comportati male (bisogna sempre evitare di generalizzare), la situazione che si è venuta a creare richiede comunque una grande attenzione perché, non sfugge a nessuno, che la sopportazione ha sempre un limite.
Se, come ha comunicato il Presidente Ceriscioli, “le vicende di questi giorni non appartengono alla nostra cultura”, allora nemmeno tutte quelle persone che negli ultimi anni con i loro comportamenti delinquenziali hanno cambiato radicalmente in peggio i nostri equilibri e il nostro quieto vivere, appartengono alla nostra cultura. E forse sarebbe anche il caso di domandarsi fino a che punto è possibile continuare ad accogliere senza un domani e se piuttosto non ci sia un limite sopra il quale sarebbe opportuno fermarsi per gestire con più attenzione la convivenza tra i residenti e gli ultimi arrivati, espellendo i clandestini, punendo i delinquenti e favorendo davvero l’integrazione di chi è venuto con le migliori intenzioni. E forse ci si potrebbe domandare anche, visto che ci siamo, in che maniera si stanno integrando, perché se poi, come nel caso del nigeriano, vengono presi a spacciare droga ai minorenni o col permesso di soggiorno scaduto, lasciandoli ugualmente liberi di circolare e di comportarsi come vogliono, allora è difficile sperare che il clima che si è venuto a creare possa estinguersi e non covare invece sotto la cenere. D’altra parte. espellendo, ricollocando o allontanando il nigeriano che ha commesso il delitto a tempo debito, in quanto chiaramente non in possesso dei requisiti per rimanere sul nostro territorio, ci saremmo risparmiati tutto ciò che purtroppo è accaduto.
Il clima che si respira, dicevamo, forse le istituzioni al governo non lo percepiscono, non lo intercettano, ma esiste e lo noto anche nella mia attività di fotografo, nel momento in cui le persone del luogo si avvicinano chiedendomi cosa sto fotografando perché “sai non bisogna più fidarsi di nessuno”. Gli abitanti dell’isola felice che non si fidano più di nessuno? e da quando, se non dall’inizio di questa politica di accoglienza? Perché, allora, invece di osservare e cambiare quello che oggettivamente non va, invece di dare risposte ai cittadini preoccupati, si preferisce alimentare la polemica politica tra destra e sinistra, tra “buonisti” e “fascisti” rendendo di fatto il dibattito un ring che non offre alcuna soluzione? Una persona straniera regolare, integrata e che lavora, e quindi non un attivista politico o un cittadino del posto, durante quelle ore concitate, mi ha detto sconsolata: “ma io dico, i politici che governano non vedono che il popolo è giunto al limite della sopportazione?”. Perché in fondo non importa se l’uomo bianco che ha reagito al vilipendio per mano dell’uomo nero, era pazzo o sano, importa che la politica si prenda carico della situazione e dia finalmente quelle risposte risolute e concrete che tutti attendono, da troppo tempo, cosicché certi eventi non abbiano più a ripetersi, per poter infine sentirsi di nuovo più sicuri, sia i locali che tutti quegli ospiti che dimostrano di voler vivere, lavorare ed integrarsi in pace nella nostra società. Altrimenti, come scrivevo nel precedente articolo (sono stato un profeta, ma non ci voleva un genio) “in un clima di crescente sfiducia, parente non troppo lontano dell’odio, che nessuno vuole innescare, a farne le spese saranno tutti indistintamente.”
In questa foto un vetro frantumato dal proiettile sparato in occasione della sparatoria avvenuta a seguito del delitto della ragazza romana.
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