Le macerie di Visso dopo il terremoto
C’è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce.
(Leonard Cohen)
È vero che siamo nel ’17 e che purtroppo la sua proverbiale valenza negativa s’è subito tragicamente espressa in nuove devastanti tragedie. Però quest’anno, nel calendario Cinese, è anche l’anno del gallo, un animale molto comune nelle nostre campagne che simboleggia la fine della notte e l’inizio di un nuovo giorno. Quando canta il gallo, l’alba schiarisce il cielo allontanando via le ombre e le inquietudini della notte. Per le Marche e per il Centro Italia questo potrebbe significare la fine di un incubo e l’inizio di una fase nuova, l’inizio della tanto agognata rinascita. A patto che il canto del gallo giunga finalmente anche nelle stanze del potere.
Dopo tre mesi di attese e di sofferenze nei quali tutti noi del cratere ci aspettavamo ben altro impegno da parte dello Stato, è arrivato anche per me il momento di mostrare il volto della tragedia che ha privato quei luoghi della pace di cui erano fieri portatori. Il 2 febbraio ci sarà una manifestazione a Roma (https://www.facebook.com/events/233868127022761) da parte dei terremotati marchigiani per sollecitare i politici a fare fino in fondo la loro parte. Tutti noi siamo chiamati a sostenere questa meritevole e ineccepibile iniziativa affinché questi meravigliosi luoghi possano tornare di nuovo a splendere.
Nella foto scattata nel dicembre scorso, Visso dopo il terremoto. Il grigio delle macerie che si contrappone ai colori del borgo. Il gioiello dei Sibillini appare fermo, silente, chiuso su se stesso, come se la mostruosità di quel grigio avesse soffocato la gioia di quei colori.
Visso dopo il terremoto
Data: 18 Dicembre 2016
Luogo: Visso
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